Il peso delle parole by Olimpia Petruzzella

Il peso delle parole by Olimpia Petruzzella

autore:Olimpia Petruzzella [Petruzzella, Olimpia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788899845346
Google: xDj5tQEACAAJ
editore: Dark Zone
pubblicato: 2018-10-15T06:29:43+00:00


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Roma, 2 febbraio 2013

Sean: “Cinese o messicano?”

Diana era al computer, con indosso la maglietta da uomo che usava come pigiama, la scatola dei biscotti sulle gambe, e scriveva una recensione per una delle riviste con cui collaborava saltuariamente. Lesse il messaggio con un mezzo sorriso unito a un’espressione vagamente perplessa.

Diana: “Nessuno dei due. Perché?”

Inviò e tornò a rivolgere la sua attenzione alla recensione di Cinquanta Sfumature di Rosso. “Christian e Ana si sono finalmente sposati. Dovrebbero essere finite le nostre sofferenze così come le loro, giusto? E invece no! E.L. James continua la storia raccontando il loro matrimonio e la luna di miele…”

La vibrazione del nuovo messaggio in arrivo la distrasse. Lo lesse senza aprirlo.

Sean: “È una sorpresa”.

Diana scosse il capo, ridendo, mentre s’infilava in bocca un biscotto. Le sorprese di Sean la preoccupavano: quell’uomo la conosceva ancora troppo poco e la guida di Vanessa non poteva che peggiorare le cose. L’amica credeva di sapere cosa lei desiderasse, ma inconsciamente erano i suoi bisogni a cui dava ascolto.

Il loro primo appuntamento era stato un potenziale disastro. Sean l’aveva portata a teatro, all’Argentina, che sarebbe anche stata positiva, se non fossero incappati in uno spettacolo post-moderno senza capo né coda e con un sacco di gente nuda sul palco. Dopo i primi cinque minuti, Diana era indecisa se assecondare il desiderio di ficcarsi due dita in gola e vomitare o quello di alzarsi in piedi e chiedere se l’autore di quell’obbrobrio fosse presente in sala per coprirlo d’insulti. Invece, era rimasta seduta, grattandosi il braccio sinistro ogni volta che qualcosa la urtava; nel giro di un quarto d’ora, era arrossato in maniera preoccupante.

Sean l’aveva guardata di sottecchi tutto il tempo. Durante l’intervallo, le aveva chiesto se lo spettacolo le piacesse. Aveva pensato per un attimo di mentirgli, per non deluderlo. Aveva mormorato un «sì» poco convinto, poi era scoppiata in una risata fragorosa e aveva scosso la testa.

«È la cosa più brutta che io abbia mai visto. E ne ho visti, di spettacoli brutti!»

Sean aveva respirato, sollevato.

«God, credevo di non capire io l’arte.»

Erano sgattaiolati via, camminando per le strade di Roma, mano nella mano. Avevano preso la metro ed erano finiti a Trastevere, dove Sean conosceva un locale che si chiamava Bir&Fud. Lì avevano cenato e chiacchierato. Il potenziale disastro si era trasformato in una piacevolissima serata.

Verso mezzanotte l’aveva riaccompagnata a casa. Erano rimasti oltre due ore davanti al portone a parlare, senza riuscire a fermarsi, poi lui le aveva dato un casto bacio sulla guancia e se n’era andato. Le aveva inviato un sms per ringraziarla della serata soltanto il giorno dopo. E aveva lasciato passare diversi giorni prima di chiederle un secondo appuntamento. Da allora, si vedevano regolarmente una volta a settimana, di solito il martedì, e almeno un’altra volta in compagnia di Vanessa a casa loro o da lei.

Ben fatto, Vanessa, pensò, mentre rispondeva all’uomo.

Diana: “Cinese. A domani :)”.

Tornò alla sua recensione, mangiando un altro biscotto. Rilesse quello che aveva scritto e, sospirando, lo cancellò.

S’irrigidì. Una parte del suo cervello stava ancora pensando a Sean e – finalmente – aveva collegato i puntini.



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